Come si fa una comunita energetica


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Black Rock Solar, a nonprofit entity, installed a 31 kilowatt photovoltaic array at Rainshadow Community Charter High School in Reno, Nevada.[/caption]
In Italia, una comunità energetica è una entità giuridica a tutti gli effetti che deve essere regolarmente costituita.

La partecipazione è libera per qualsiasi partecipante che deve poter decidere di entrare o uscire dalla Comunità in qualsiasi momento. Così come deve poter scegliere il proprio fornitore di energia e cambiarlo indipendentemente dalle scelte della Comunità.

Gli impianti nuovi devono avere potenza non superiore a 1MW.

Il primo passo da fare, quindi, è trovare un numero congruo di persone e/o aziende che sono interessate a partecipare.  Sembra facile, ma è il punto in cui la maggior parte delle iniziative si arena.

Il secondo passo è quello di decidere la tipologia di Comunità che si vuole costituire, anche a partire dai partecipanti stessi.

  1. Autoconsumo individuale
    In questo caso, il produttore è anche consumatore diretto dell’energia che produce. Il vantaggio diretto è un minor costo della bolletta energetica perché l’energia prodotta e consumata direttamente non viene conteggiata nella bolletta elettrica. In questo caso, sono fondamentali la manutenzione dell’impianto, l’uso consapevole  dell’energia e la riduzione degli sprechi. L’energia prodotta in eccesso, può essere venduta alla rete oppure, come vedremo in seguito, condivisa con gli altri.
  2. Autoconsumo collettivo
    In questo caso, la comunità energetica è costituita da un gruppo di produttori e consumatori tutti all’interno dello stesso edificio o condominio. L’impianto può essere di proprietà di uno dei partecipanti, del condominio stesso oppure di un fornitore terzo che lo mette a disposizione della comunità. Un esempio tipico è quello di un impianto condominiale collegato direttamente alle utenze condominiale che, però, fornisce energia anche alle singole abitazioni, attraverso la rete elettrica. Concetto chiave di questa configurazione, e della prossima, è quello di energia condivisa.
  3. Comunità energetica
    In questo caso, i partecipanti devono essere tutti collegati alla stessa cabina primaria, così come devono essere collegati alla stessa cabina tutti gli impianti di produzione di proprietà o controllati dalla comunità. In questo caso, la comunità può avere anche una dimensione molto ampia, in base alla potenza installata, in modo da poter servire anche utente molto energivore, come le imprese.

Il terzo passo è quello di installare e attivare le sorgenti energetiche da condividere all’interno della Comunità. Tali sorgenti devono essere entrate in funzionamento dopo il 30 marzo 2020. è permesso, per un 30% della potenza totale, il riutilizzo di impianti già operanti. Questa operazione può anche essere completata da entità terze, come le ESCO, che possono supportare la Comunità e offrire i servizi energetici e le consulenze necessarie alla creazione e gestione dell’entità giuridica, nonché partecipare all’investimento.

Infine, è necessario registrare la Comunità così costituita, fornendo anche il contratto o statuto della entità giuridica creata, sul portale del Gestore del Sistema Elettrico (GSE) che seguirà tutta la procedura di attivazione della Comunità e calcolerà gli incentivi economici spettanti.

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